Quando si parla di dialogo interreligioso si intende un dialogo tra le persone, gruppi aderenti a diverse religioni che comunicano tra loro in maniera positiva e costruttiva, nel rispetto reciproco.
Nel corso dei secoli sono state molte le vicende che ha vissuto la Chiesa sperimentando un dialogo tra le religioni, Giovanni Damasceno di famiglia araba e di fede cristiana è stato un santo e teologo arabo, fu il primo intellettuale cristiano in grado di far riflettere sul fenomeno islamico, successivamente altri personaggi tentarono la via del dialogo ma inizialmente lo scopo era quello di convertire l’altro nella propria fede invece che un rispettoso dibattito tra le comunità.
Un ruolo fondamentale, seppur più recente, è stato svolto da Paolo VI con la pubblicazione nel 1964 della enciclica programmatica Ecclesiam Suam “La Chiesa deve venire a dialogo col mondo in cui si trova a vivere. La Chiesa si fa parola; la Chiesa si fa messaggio; la Chiesa si fa colloquio…” un passo che esorta alla collaborazione e al dialogo interreligioso fermamente sostenuto da Dio e dalla Chiesa.
Con la dichiarazione “Nostra Aetate” pubblicata il 28 ottobre 1965 la chiesa si pone il problema del rapporto con le altre religioni non cristiane, “la Chiesa guarda con stima i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della Terra, che ha parlato agli uomini.”
Come punto in comune tra le religioni la dichiarazione fa riferimento ai continui interrogativi che l’uomo si pone ed analizza le varie religioni: nel buddismo viene sottolineata la suprema illuminazione liberandosi dalla realtà terrena e nell’indiuismo viene descritta la ricerca dell’assoluto attraverso la meditazione l’amore per Dio e la vita ascetica.
Descrive le molte differenze e dissenzi del passato tra cristiani e mussulmani ma invitandoli a una comprensione reciproca e rispetto sociale quindi pace e libertà.
La religione ebraica rappresenta uno dei passi più importanti del documento, sia per il rapporto tra cristiani e ed ebrei più forte rispetto ad altre religioni sia per le accuse mosse dalla religione cristiana. La dichiarazione si conclude con l’esortazione alla fratellanza, condannando “qualsiasi discriminazione tra gli uomini o persecuzione perpetrata per motivi di razza e di colore, di condizione sociale o di religione”.
Durante il suo pontificato Papa Giovanni Paolo II cercò di instaurare e sviluppare la “cultura al dialogo” il 27 ottobre del 1986 riunì ad Assisi i leader religiosi del pianeta, invitandoli a pregare per la pace nel mondo discostandosi dai problemi economici e politici.
Religione e pace vanno di pari passo e in riferimento a ciò egli scrisse un enciclica chiamata “Ut unum sint”, con il dialogo interreligioso è possibile sostenere e confermare i punti di riferimento sociali per le popolazioni.
Parlare di dialogo dopo i continui e tragigi eventi non è facile, ma con la globalizzazione, l’avanzare delle tecnologie e l’immigrazione di grandi gruppi di persone, il dialogo interreligioso non è più un opzione ma una necessità.
Il nostro paese è da sempre territorio di accoglienza per molti immigrati, questa realtà dovrebbe aiutarci e stimolarci verso una nuova forma di dialogo, comprensione e conoscenza, creando nuove opportunità e scoraggiando le minacce, paura del terrorismo, l’ignoranza e i media che tendono a creare incomprensioni e spavento.
Il rispetto reciproco è la base di ogni rapporto, è importante fare uno “sforzo” e superare ogni forma di preconcetto, di questo ha parlato il questore della camera dei deputati Stefano Dambruoso in un incontro organizzato nell’Università di Bari, dove sottolinea “Il terrorismo non si combatte alzando muri ma rafforzando il dialogo interreligioso.”